sábado, 28 de octubre de 2017

RINNOVIAMO L'OMAGGIO ALLA CATALOGNA


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Coriolanis Nella penisola iberica è venuta alla luce un'altra repubblica che si aggiunge a quella del Portogallo. L'oligarchia di Madrid, il vertice del partito neofranchista PP e il clan del tribalismo finanziario europeo di stanza a Bruxelles, si lavano le mani o mettono la testa sotto la sabbia. Per loro, non esiste un territorio nè un popolo che genera circa un terzo della produzione della penisola, tantomeno la volontà
e l'orizzonte verso cui preferisce dirigersi.

Il dado è tratto. La "dichiarazione" è stata proclamata, ora si tratta di tradurre l'enunciato in quotidianità realizzata. Al maldestro Mariano Rajoy -che neppure nella metempsicosi si avvicina al ruolo farsesco di controfigura del dittatore Franco- non resta che muovere le "divisioni blindate" contro la Catalogna. Ha  contribuito come nessun altro a universalizzarne la causa, ma non era meglio negoziare prima?

Ogni censura, arbitrarietà o manovra repressiva, poliziesca e militare, rafforzerà lo scudo e l'autorità morale crescente  della Repubblica Catalana, che ha come amico il fattore tempo. Comincia una lunga partita di scacchi in cui ogni insensatezza dell'agonizzante monarchia di Castiglia -e dei suoi guardaspalle globalisti- potenzierà la proiezione internazionale delle forze protese all'autodeterminazione pacifica.

I Ponzio Pilato di Bruxelles che nulla hanno fatto per favorire il dialogo tra Castiglia e Catalogna, tra il blocco monarchico "popular-socialista" e quello repubblicano, riconfermano che sono ormai l'ostacolo principale al consolidamento di un polo europeo. In Spagna è palesemente inadatto e superato lo Stato centralizzato autoritario, in cui ha troppo peso una lumpen-nobiltà famelica e parassitaria. Che credibilità può avere chi applaudì e partecipò alla guerra globalista della NATO per disintegrare la Yugoslavia?

Il governo non-eletto dell'Unione Europea, come spiega l'accondiscendenza allo smaccato separatismo del Kosovo? Come si coniuga il pollice verso alla Catalogna con l'OK all'artificiale repubblichetta balcanica trasformata in megabase della NATO? Come condividere l'appoggio della UE al golpismo nazi in Ucraina? E la mano dura contro la Grecia si concilia con i ripetuti finanziamenti a fondo perduto destinati a Porochenko? Sono picconate inferte all'Europa reale, quella che è anti-liberista e crede nell'unione come mezzo per porre fine al vassallaggio.

Hanno due pesi e due misure: a volte l'indipendenza è buona, in altre è separatismo maligno. Idem per i referendum: alcuni sacrosanti ed altri illegittimi per ragioni squisitamente geopolitiche. Con tutta evidenza, Bruxelles è diventata un fattore che disgrega l'Europa reale.

Sullo sfondo, USA-NATO guarda con malcelata soddisfazione a ogni crepa che si manifesta in casa di ognuno dei suoi avversari e anche "alleati", ed agisce sotterraneamente per  trasformarli in frattura, dissidia, paralisi e conflitto. Orfani e sprezzanti della storia, sono lontani dall'immaginare che la Catalogna è lo specchio dove rimbalza l'imminente futuro degli USA. Dove "l'indipendentismo" della California e del Texas saranno la prima risposta all'inarrestabile crisi economica interna e al ridimensionamento conclamato del dollaro.

Gli altri, quelli che si rifugiano dietro la formula del "conflitto interno", gli scettici e i tiepidi, è bene ricordino che "Europa dei popoli" contro "Europa dei banchieri", forse alludeva a qualcosa di simile a quel che concretamente sta avvenendo sulle ramblas e piazze di Barcellona. L'autoderminazione non è un arcaismo, così come popolo e sovranità non sono amuleti obsoleti, ma frutti della "globalizzazione economica", diventati antitetici al globalismo militarizzato e al miraggio degli Stati Uniti d'Europa. E' tempo di rinnovare l'omaggio alla Catalogna.

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