domingo, 17 de septiembre de 2017

ITALIANI RESIDENTI IN VENEZUELA DENUNCIANO L’OPPOSIZIONE FASCISTA


OSSESSIVE INTERFERENZE della FARNESINA, DIVENTATA MEGAFONO dell'ESTREMA DESTRA RAZZISTA
Luigi Tini*  (osservatoriorepressione.infoVorrei ricordare la partecipazione degli italo-venezuelani alla lotta per l’Indipendenza del Venezuela. Erano italiani alcuni dei più stretti collaboratori del Libertador Simón Bolívar, come  Juan Germán Roscio. Spiriti elevati, che lottarono per la libertà e l’emancipazione, degni riferimenti che dovrebbero servire da esempio al Governo Italiano e a tutta la comunità italo-venezuelana.
Molti non conoscono la storia del Venezuela e sembrano avere una sorta di disprezzo per quella
realtà. Lo dico perché giorni fa il Presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni ha affermato, in un twitter “La crisi in Venezuela impone una risposta unitaria da parte dell’Unione Europea” (www.rainews.it). E il ministro degli esteri Angelino Alfano ha annunciato: “Ho dato indicazione alla Farnesina di predisporre un piano straordinario di un milione di euro” per gli italiani che, in Venezuela, si trovano in una situazione di difficoltà (www.ansa.it), al tempo stesso “Reiteriamo la nostra forte preoccupazione e condanna per la crescente violenza con la quale vengono represse le manifestazioni popolari di protesta in corso a Caracas e nel resto del Paese”.(http://www.angelinoalfano.it)
In tal modo il governo italiano viola una regola fondamentale in politica estera: l’obbligo da parte degli Stati di astenersi dall’intervenire, direttamente o indirettamente, negli affari interni di un altro Stato. Si tratta di un Principio del Diritto Pubblico Internazionale, legato al Principio dell’Indipendenza delle nazioni e al diritto diautodeterminazione dei popoli. È la non ingerenza.
Il governo italiano si intromette negli affari interni e contribuisce all’instabilità del Venezuela, avanzando però la scusa di voler contribuire a risolvere la fittizia instabilità politica, creata in realtà dai mezzi di comunicazione e dai politici.
Paradossalmente, turbolenze e instabilità sono state vicende caratteristiche dei governi italiani dopo la seconda guerra mondiale. In 18 legislature, compresa la Costituente, si sono susseguiti più di 60 governi, ciascuno dei quali durava in media un anno.
Dice il proverbio che chi non studia la storia è destinato a ripeterla. Molti governi italiani l’hanno fatto. La Rivoluzione Bolivariana non è caratterizzata dall’instabilità. Quasi tutti gli attacchi contro il Venezuela in questi ultimi mesi, a livello nazionale e internazionale, sono stati manipolati mediaticamente in modo scandaloso per far credere che il Venezuela è alla deriva, e provocare in tal modo il caos politico, sociale e democratico.
L’anno scorso, il presidente della Commissione Affari Esteri del Senato, Pierferdinando Casini, ha incontrato Julio Borges e Ramón Guillermo Aveledo, due politici venezuelani di estrema destra, per trattare della “crisi attraversata dal Venezuela”. Il senatore ha dichiarato che gli italiani residenti a Caracas non hanno cibo né medicine e sono assassinati dai criminali. Al contrario, il Governo venezuelano non ha mai parlato di “associazione mafiosa”, di “infiltrazione mafiosa” e di “criminalità organizzata” in Italia.
Il ricorso alla manipolazione mediatica e politica può ottenere l’effetto opposto. Il detto “Il buon giudice inizia da casa propria” si può ben applicare a questo contesto. I dati ufficiali per il 2016 dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) sulla povertà in Italia non sono certo incoraggianti: 4 milioni 742mila persone vivono in stato di povertà assoluta (con un aumento del 40% rispetto all’anno precedente; è cresciuta anche la percentuale di minori: 1 milione 292mila). La condizione di povertà relativa, poi, interessa 8 milioni e 465mila persone. Cifre impressionanti per uno Stato membro del G7. Insomma, il Ministro degli Esteri italiano vuole mandare 1 milione di euro ai suoi compatrioti in Venezuela eppure ha oltre 12 milioni di italiani in stato di povertà nel suo paese! Non è forse uno show mediatico?
È importante che i politici italiani ricordino che l’opposizione venezuelana ha fallito a causa delle proprie malefatte e dei propri errori. Sono arrivati al punto che la popolazione non li vuole più vedere, e certo non ha fiducia in loro. Quest’opposizione ha fatto ricorso alle stesse strategie utilizzate in Ucraina e Libia; ma non hanno funzionato. Il ricorso al termine “repressione” suscita molti interrogativi. Il Ministro Alfano non ricorda che cosa succedeva alle manifestazioni quand’era Ministro dell’Interno? E la polizia statunitense non reagisce forse in modo molto meno moderato di quella venezuelana, quando si trova di fronte a manifestazioni violente? Quelle venezuelane, oltretutto, sono state molto più violente di quelle negli Stati Uniti.
Lo scorso mese di marzo, il Ministro degli Esteri italiano ha incontrato il suo omologo russo, Sergej Lavrov, il quale, quando Alfano ha evocato il tema delle manifestazioni a Mosca, ha risposto così: “Ho ben presente quello che succede sulle piazze delle capitali europee e statunitensi quando le leggi che regolano le manifestazioni sono violate, quando si manifesta senza autorizzazione e senza rispettare gli itinerari concordati: le forze di polizia usano manganelli e gas lacrimogeni. Dunque, vediamo che gli stessi fatti suscitano reazioni diverse. Due pesi due misure“. https://www.youtube.com/watch?v=IwCuZf64_Xg
L’opposizione lavora dipendendo da lauti finanziamenti; si veda l’ultimo caso di Lilian Tintori, moglie dell’oppositore fascista Leopoldo López, beccata con 200 milioni di Bolívares nella sua automobile. Si è giustificata dicendo che erano necessari a coprire le spese sanitarie per la nonna; la quale però è morta anni fa…
Il caso Tintori ha messo in evidenza gli errori diplomatici del governo italiano. La moglie di López ha dichiarato pubblicamente che il denaro è suo e dunque è sotto processo per fatti pubblici, noti e ammessi. Eppure l’ambasciatore italiano in Venezuela ha accompagnato Tintori all’aeroporto internazionale Simón Bolívar, violando la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, secondo la quale i diplomatici sono obbligati a non interferire negli affari interni dello Stato che li ospita.
Viste le obiezioni del Governo Italiano nei confronti del sistema democratico venezuelano, visto il mancato riconoscimento delle istituzioni dello Stato venezuelano, visto l’atteggiamento dell’ambasciatore italiano, il Ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza ha mandato una nota di protesta all’ambasciatore, avvertendo che se continua questo metodo da parte della diplomazia italiana, saranno prese in considerazione misure diplomatiche più serie. (http://mppre.gob.ve)
Cerchiamo di immaginare quale sarebbe la reazione del governo italiano se un gruppo di persone: desse fuoco agli ospedali a Roma e le scuole a Milano; sparasse contro la magistratura; prendesse d’assalto caserme dei carabinieri; assoldasse i mafiosi della camorra per terrorizzare la popolazione; bloccasse il traffico sul Grande raccordo anulare; bruciasse vive persone solo perché la pensano in modo diverso. Non si possono difendere terroristi né paramilitari assoldati per destabilizzare anzi distruggere un paese, con nefaste conseguenze politiche, sociali ed economiche.
Lo scorso mese di aprile, Ugo di Martino, presidente dei “Comitati di italiani all’estero” ha reso nota l’organizzazione di una protesta congiunta con gli italo-venezuelani, nelle vicinanze del Consolato Generale d’Italia a Caracas. Ecco alcune ragioni della protesta: la mancata assistenza ai connazionali, la burocrazia dei servizi consolari, il pessimo funzionamento della Missione, si favorisce una élite di italiani privilegiati escludendo i più bisognosi. Si tratta di violazioni della Convenzione di Vienna e dei trattati internazionali in materia. Si vuole responsabilizzare il Governo Bolivariano per la mancanza di attenzione da parte dei diplomatici alla comunità italo-venezuelana? Non dovrebbe essere difficile rispondere a questa domanda.
Comunque, il 4 dicembre 2016 in Italia si è tenuto il terzo referendum costituzionale. Nel mese di settembre 2016, l’ambasciatore statunitense in Italia, John Phillips, in occasione di un evento dell’Istituto di Studi Americani a Roma, ha affermato:”Il referendum è una decisione italiana”. Ma l’Italia “deve garantire stabilità politica. Sessantatré governi in 63 anni non danno garanzia”. Il voto sulle riforme costituzionali, continua, “offre una speranza sulla stabilità di governo per attrarre gli investitori che stanno osservando quanto avviene in Italia”. (www.repubblica.it).
A leggere i rapporti mandati dall’Ambasciata nordamericana in Italia al Segretario di Stato John Kerry il 31 gennaio del 2015, la democrazia italiana agli occhi degli statunitensi sarebbe disfunzionale. In un altro rapporto, Phillips ricorda che “gli italiani non eleggono il loro leader dal 2008, ma non sembrano particolarmente ansiosi di rettificare questo deficit di democrazia”. (www.lastampa.it)
Come diceva il poeta Maurice Maeterlink,“ogni volta che compio un errore mi sembra di scoprire una verità che non conoscevo ancora”. L’errore di ingerenza negli affari interni italiani da parte del diplomatico nordamericano lo ha indotto a esprimere le sue verità: l’instabilità politica e la necessità di rettificare il deficit di democrazia in Italia.
Nel contesto politico, le dichiarazioni del diplomatico statunitense hanno suscitato – com’era prevedibile – reazioni contro “l’inaccettabile ingerenza” in tutta la classe politica italiana,
– “Il signor ambasciatore Usa si faccia gli affari suoi e non interferisca, come troppe volte è già accaduto in passato, nelle vicende interne italiane (…)” (Matteo Salvini).
– “Ricordiamo all’ambasciatore americano Phillips l’art. 1 della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo… italiano” (Renato Brunetta).
– “Ambasciatore Usa rappresenta il suo popolo o interessi di qualche banca d’affari?” (Alessandro Di Battista).
– “Renzi dimostri di non essere un inutile fantoccio e pretenda le scuse immediate e formali da parte degli Usa. Renzi viene pagato dagli italiani per difendere la sovranità nazionale, non per fare il lacchè di lobby e grande aziende” (Giorgia Meloni).
Infine, “Dura lex, sed lex” – «La legge è dura, ma è legge» (Socrate) e “La legge è uguale per tutti” ma non tutti sono uguali… Cosi, voglio ricordare che nessun Governo venezuelano e meno che mai Bolivariano ha mai compiuto atti d’ingerenza nella politica interna italiana, e mai ha posto condizioni ai milioni di migranti italiani che arrivati in Venezuela a cercare un futuro dopo la seconda guerra mondiale. Arrivarono in Venezuela italiani privi di mezzi, affamati, ammalati, senzatetto. Fra questi i miei genitori.
Ricordiamo: il Venezuela ha smesso di essere una colonia 200 anni fa. È ora di aprire gli occhi e convincersi che i nemici sono interni ed esterni, ma che non potranno fare nulla di fronte alle nostre forze alleate e all’amore per il prossimo.
Mi rivolgo a voi, italo-venezuelani: non lasciatevi avvelenare. Il Venezuela, come tutti i paesi, ha diversi problemi; ma il popolo insieme al suo governo sta lavorando per risolverli.

politologo e analista internazionale 
luigi.tini@gmail.com

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