martes, 3 de junio de 2014

Elezioni UE: Ben oltre lo "scetticismo"

Coriolanis  E' diventata visibile quella parte d'Europa che si sente beffata, nauseata dalla porta girevole da cui entrano ed escono partiti seriali che coagulano “governi” sempre devoti della catastrofica dottrina economica liberista. Incazzati con una nomenklatura che non ottiene mai risultati positivi e non mantiene alcuna promessa. La demonizzazione permanente, però, si è inceppata: UE non è più sinonimo di Europa. Bruxelles è solo la capitale di una entità
sovranazionale modellata da una sparuta elite. A questi strani specialisti di ingegnerie sociali che cominciarono a costruire dal tetto -e lì rimangono- non basta più l'abusato marchio d'infamia “nazista-razzista-antisemita-sessista” per intimidire la critica. La dissidenza è estesa, concretizzata in un terzo dei deputati eletti.



Come spiegare che un nuovo partito, senza un solo deputato nel parlamento britannico, conquista il 31% di voti (senza dubbio anti-UE)? Come interpretano che un partito satanizzato diventa un'opzione per il 43% degli operai francesi? I socialisti inglobati alla dogmatica economica liberista -nonostante la radice “sinistra” e l' “antifascismo”- raggranellano solo l'8% dei salariati di fabbrica. Il Front National è diventato la prima forza politica perchè ha ricevuto i voti di 4 operai su 10 e l'appoggio del 21% dei maggiori di 60 anni. Sono tutti prede inconsapevoli e inermi della xenofobia? Come spiegano il successo della formazione spagnola Podemos -che si ispira a Chàvez- al suo debutto elettorale?



Vediamo, piuttosto, l'indice dei settori subalterni puntato contro il neoliberismo a corrente alternata di Hollande-Sarkozy e rabbia contro tutti i  loro frutti avvelenati. Smarrimento per l'incalzante de-industrializzazione e per la liquidazione dello stato sociale. Un senso di abbandono e vulnerabilità, nel mezzo d'una deriva che de-struttura valori condivisi ed esalta l'iper-individualismo narcisista. C'è un manifesto rigetto del modello che ha fatto del nomadismo (“flessibilità”) del sistema produttivo un dogma fideista a cui sono state piegate nazioni, classi, ideologie e religioni. E si pretende pure che diventi una norma definitiva di vita.



L'esodo dei disperati inseguitori coatti di fabbriche mobili trova apologeti della migrazione forzata, trasformata in principio umanitario astratto. I nuovi nomadi, però, devono rimanere dei perenni semiclandestini, per alimentare la guerra tra poveri che abbatte il costo del lavoro e innalza il sacro PIL. Questo ecumenismo umanitarista affratella banchieri, multinazionali e politici di variata stirpe, che conformano un feroce fronte dell'ipocrisia.  Confinano nell'inframondo della xenofobia ogni destabilizzatore dello status quo.



Occidente o Europa?

La minoranza accorsa alle urne ha mostrato di situarsi al di là dello “scetticismo”. Flebile scudo semantico che occulta una montante consapevolezza, corrosiva per l'avventurismo  dei forgiatori di “integrazione continentale” a colpi di editti e decreti autoritari. La sovranità sottratta alle nazioni non è stata trasferita a uno Stato, a una Federazione o Confederazione sovranazionale. E' nelle mani di un'infima minoranza di ultraricchi e degli apparatchik da essa selezionati e designati. L'entità-UE appare irrimediabilmente sempre più quel che veramente è sempre stata: giacobinismo al servizio dell'oligarchia. 



E' una protesi inerte della ragion finanziaria dell'asse Washington-Londra-Tel Aviv. Che ha imposto una strategia militare e un progetto geopolitico che riduce l'Europa a terza sponda o testa di ponte per la lotta contro la Russia. A Bruxelles parlano il gergo geopolitico gringo, dicono sempre "occidente" mai Europa. Sono obbligati a guardare con occchiali che focalizzano sempre e solo l'ovest. L'incapacità assoluta di concepirsi e agire come polo autonomo, trascina contro l'emergente realtà post-occidentale del BRICS. Il discredito della nomenklatura è pari all'arrogante disprezzo che dispensano a mansalva su chi imbocca la via del superamento. . E' un buon momento per agire e neutralizzare pretesi universalismi che si ritengono ineluttabili e senza alternativa.

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